Quantcast
Channel: Rivista Eurasia – Pagina 327 – eurasia-rivista.org
Viewing all 166 articles
Browse latest View live

La Madonna del Corano

$
0
0

Catania – 4 dicembre 2009 –

Facoltà di Lettere e Filosofia

Università degli Studi di Catania

La Madonna del Corano
lezione di Sua Eccellenza Ali Akbar Naseri
Ambasciatore dell’Iran presso la Santa Sede
venerdì 4 dicembre 2009, ore 10.00

Monastero dei Benedettini, Aula “Santo Mazzarino”

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Sanda Raškovic’-Ivic’, prefazione al libro “Cuore di lupo” di Marilina Veca

$
0
0

Riportiamo la prefazione di S.E. l’Ambasciatore della Repubblica di Serbia presso la Repubblica italiana, Sanda Raškovic’-Ivic’, all’ultimo libro di Marialina Veca, presidente della neonata Associazione Nazionale di Amicizia italo-serba.

Prefazione

Il libro di Maria Lina Veca, “Cuore di lupo” è un romanzo che si struttura su diversi strati e che affronta, e lascia aperte, molte questioni: la questione umana, politica, etica…

Il romanzo inizia narrando la storia di un ragazzo francese affetto da un’insufficienza cardiaca e che, quindi, ha bisogno di un trapianto di cuore. In questo scenario, si svolgono parallelamente i preparativi per l’operazione, le attività semisegrete della sua madre “perfetta” e del suo padre ricco, anche se emotivamente lontano, quasi da essere considerato un ologramma, e il terrore, la paura, il sequestro e uccisioni in Kosovo e Metohija. Vengono messi a confronto l’atmosfera silenziosa e il vuoto che circondano il giovane Daniel, che deve essere sottoposto ad un trapianto del cuore, e l’intensità della paura e dell’ansia, delle condizioni disumane in cui si svolge la vita dei serbi in Kosovo e Metohija, dopo la guerra, in un clima di pace e libertà instaurato e glorificato dalla comunità internazionale. In tutto ciò, la vita andava avanti veloce, piena e rigogliosa, colma di paure, amore e ansia per i cari. Intorno a Daniel tutto, proprio tutto, ricorda le condizioni sterili da laboratorio, tranne i suoi pensieri legati al cuore dell’uomo che verrà trapiantato nel suo corpo. In questo contesto, gli eroi serbi del Kosovo nel romanzo di Veca, ossia nel Kosovo dopo guerra, lavorano in condizioni psicologicamente provanti, necessitano della scorta delle forze internazionali per poter andare a lavorare, si amano, mangiano e dormono completamente pervasi da un’ansia difficilmente controllabile. La percezione della vicinanza spaziale e delle sicurezza è completamente modificata. Il concetto della vita normale è completamente deturpato. Le pagine del libro di Veca emanano la paura e l’ansia e si percepisce il nuovo fragore delle disgrazie e dei “macelli sofisticati”. E’ noto che in Kosovo e Metohija sparirono, dalla primavera del 1998 all’inverno 2001, 1300 serbi e non albanesi. E’ fatto che i familiari dei dispersi hanno denunciato i sequestratori dei loro cari e che nessuno è mai stato arrestato. Sappiamo che molti colpevoli dei sequestri e uccisioni girano liberamente per il Kosovo, addirittura considerati come cittadini rispettati. Proprio del destino crudele che la “nuova pace” ha riservato ai sequestrati ci parla coraggiosamente il libro di Maria Lina Veca. Carla Del Ponte iniziò a denunciare alcune delle verità sul commercio degli organi umani nel suo libro “La Caccia”, in cui presentò le prove e indicò i luoghi dove furono commessi i crimini. Ancora nel lontano 2001, lavorando come Commissario per i Profughi della Repubblica di Serbia e parlando alle famiglie dei dispersi, sentii parlare dei “campi-ospedali” in Albania dove ai sequestrati venivano prelevati organi. I familiari erano a conoscenza anche dei punti di transito. Alcuni –  non alti – funzionari dell’UNMIK trovarono addirittura le tracce, gli aghi vuoti con residui di priscofarmaci. Poco dopo gli stessi funzionari e i poliziotti dell’UNMIK venivano ritirati dal Kosovo e Metohija e inviati a svolgere altri compiti. Una fitta nebbia ideologica coprì il Kosovo. I nuovi, democratici governatori del Kosovo erano intoccabili, e ogni sospetto di questi crimini mostruosi, veniva interpretato come una paranoica e maliziosa insinuazione che minava le fondamenta di una delle più giovani democrazie, custodita, difesa e appoggiata, senza riserva, da coloro che insegnarono (ed esportarono) la democrazia e le cui società libere per noi rappresentavano il modello da seguire. Maria Lina Veca nel suo romanzo apre coraggiosamente la questione della libertà e del crimine, della libertà dalla coscienza, delle “libertà” che regnano in Kosovo dopo guerra. La descrizione dell’ospedale in cui ai serbi sequestrati venivano prelevati organi e inviati al “mercato” rappresenta una licenza poetica, ma non è del tutto inventata, bensì basata su tracce e prove (ben note). Purtroppo, al racconto sul commercio degli organi umani non partecipano solamente terroristi e psicopatici appartententi all’Esercito di Liberazione del Kosovo. Sono coinvolti anche medici, infermieri, e altre persone rinomate, insomma gente “perbene”. L’autrice descrive i tempi in cui l’orrore pervadeva un piccolo territorio nel cuore dell’Europa, nettamente in contrasto con il clima di pace che regnava a livello europeo.

Questo romanzo non racconta solo orrori e guerra, ma è anche la storia di un fortunato ragazzo francese che ottiene un cuore serbo, tirato con violenza da un petto che respirava ancora per le persone amate, da un corpo che ancora abbracciava e bramava gli abbracci, dove era al riparo l’anima sognante. Il ragazzo francese non visse la sua vita felice, ma fu divorato dal dubbio che si manifestò fisicamente dal continuo pericolo di rifiuto. Lo stesso titolo “Cuore di lupo” è simbolico! Ho letto da qualche parte che per la personificazione dei serbi attraverso gli animali si è scelto il lupo. Ecco perchè, anche ai propri figli, i serbi danno il nome di quest’animale. Perché sopravvivano!

Quando dico che il libro della Veca è un libro a più livelli penso anche alle paure, ai sospetti e alle riflessioni ben elaborate del paziente che deve ricevere l’organo altrui. Penso anche all’ottima descrizione dell’atmosfera della paura e dell’ansia che si respira ancora oggi in Kosovo e Metohija tra i serbi, ma anche tra tanti albanesi; penso anche alla trama ben costruita che dispone di tutti gli elementi del thriller, in cui si intrecciano i destini delle persone che non si conosceranno mai, ma i cui corpi si uniranno nella vita e morte. Penso anche al coraggio di Maria Lina Veca, che in modo romanzato, parla di un accadimento riguardo al quale è in corso l’indagine, di cui esistono le prove presso la Prefettura serba nonché relazioni presso il Consiglio d’Europa. Proprio questa dimensione fa del romanzo di Maria Lina Veca, “Cuore di lupo”, una nota storica su un tempo e su un mondo criminale che nessuna persona d’onore, per nessun motivo “superiore”, dovrebbe accettare e nascondere.

Sanda Raškovic’-Ivic’

Ambasciatore della Repubblica di Serbia presso la Repubblica di Italia

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Venti anni dopo. 1989-2009

$
0
0

Stefano Vernole (redattore di “Eurasia” ed autore de La lotta per il Kosovo e La questione serba e la crisi del Kosovo) ha preso parte come relatore al convegno di studi “Venti anni dopo. 1989-2009”, tenutosi giovedì 3 e venerdì 4 dicembre 2009 a Modena, presso l’Aula Magna del Rettorato all’Università di Modena e Reggio Emilia, in Via Università 4. L’evento è stato organizzato dall’Istituto Storico di Modena in collaborazione col Dipartimento di Scienze del linguaggio e della cultura dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, ed il patrocinio della Provincia di Modena e del Comune di Modena.
Il nostro redattore Stefano Vernole ha preso parte alla Seconda sessione, svoltasi giovedì 3 dicembre alle ore 14.30-18.30, trattando nel suo intervento de “Il caso Kosovo e i suoi contesti”.

Vedi la brochure col programma completo

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Sovranità delle Malvine. Qual è la situazione odierna?

$
0
0

Fonte: http://licpereyramele.blogspot.com

Nel 1989 si firmarono gli Accordi tra il Regno Unito e l’Argentina (denominati Accordi di Madrid), dove ipoteticamente si “congelava” il dibattito sulla sovranità delle Malvine. Nei fatti, il Regno Unito ha allargato di duecento miglia la sua Zona Economica Esclusiva e fino a trecentocinquanta miglia la sua Piattaforma Continentale che comprende 3.500 Km2. Ha avanzato l’esclusiva sul suo preteso settore antartico (British Antartic Territory) che abbraccia altri 3 o 4.000.000 Km2 nella zona che si trova nei pressi delle Malvine. Le stime ufficiali britanniche accerterebbero l’esistenza di 60.000 milioni di barili di petrolio. Se li moltiplichiamo per il valore attuale di 70 dollari il barile, stiamo parlando della favolosa cifra di 4,2 miliardi di dollari. Una cifra equivalente a ventisette volte l’ammontare del nostro impagabile debito pubblico.

Rapporti scientifici e commerciali elaborati dalla petroliera Desiré e dalla società internazionale di consulenze Sinergy, considerano che 3.000 milioni di barili sarebbero sfruttabili e redditizi a breve termine a un costo relativamente basso, se si prendono in considerazione le tecnologie a disposizione. Lo sfruttamento di questo segmento più accessibile e redditizio comincerà questa estate 2009-2010, vale a dire, tra un paio di mesi, quando l’Inghilterra sposterà le piattaforme di sfruttamento dal mare del Nord, il cui bacino si sta esaurendo.

Il Regno Unito è stato in grado di pescare, nella sua autoproclamata Zona Economica Esclusiva di 1.600.000 Km2, fatto che non accadeva da due decadi.

Ha ottenuto l’incorporazione di questi territori, includendo l’Antartide, nella nuova Costituzione Europea recentemente approvata dal Trattato di Lisbona (in vigore dal 1 dicembre 2009). È riuscito a fare in modo che l’Argentina ritirasse il caso Malvine dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove ogni anno otteneva maggioranze schiaccianti a suo favore. Così, la questione Malvine fu relegata bilateralmente al Comitato di Decolonizzazione, un comitato di secondo ordine e privo di qualche valenza politica o mediatica. Il Regno Unito ha anche ottenuto, inspiegabilmente, lo status di osservatore permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani.

È riuscito a impiantare la Fortezza Militare Malvine, con centro Mont Plesant, dove recentemente ha inviato quattro aerei TYPHOON ad altissima tecnologia di combattimento e dove ha svolto intense esercitazioni militari presiedute dal Capo di Stato Maggiore Congiunto delle FFAA britanniche. Inoltre, ha nominato come prossimo governatore dell’Isola un militare britannico proveniente dall’Iraq, esperto in missioni in regioni ad alta conflittualità come il Libano e l’Irlanda del Nord. Lo scorso marzo ha presentato al Parlamento Europeo un piano aggressivo di europeizzazione delle sue basi militari, in particolar modo, quella delle Malvine.

In concreto, la Gran Bretagna ha violato nello spirito e nella lettera diversi  paragrafi fondamentali degli Accordi di Madrid I e II. Per tutto ciò, l’Argentina è obbligata a dover denunciare energicamente e internazionalmente l’inadempimento da parte britannica e, conseguentemente, richiedere che il Regno Unito ritorni allo status giuridico e militare territoriale vigente al momento delle firme degli accordi e si astenga di mettere in moto l’imminente sfruttamento dei giacimenti di petrolio. Nello stesso tempo, il Regno Unito deve ritirare le quattro aeronavi TYPHOON, revocare il documento presentato al Parlamento Europeo di europeizzazione delle basi militari (dal tono particolarmente aggressivo e bellicoso) e cessare la realizzazione di pratiche militari ad alto livello che per nulla contribuiscono a raggiungere una “situazione il più normale possibile” nella regione.

(trad. di V. Paglione)

Carlos Alberto Pereyra Mele: politologo argentino, membro del Centro de Estudios Estratégicos Suramericanos. Contributi pubblicati in Eurasia. Rivista di Studi Geopolitici: Difesa nazionale e integrazione regionale (nr. 3/2007, pp. 101-106), La guerra infinita in America (nr. 4/2008, pp. 125-129).

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Gli Himba: l’icona della Namibia

$
0
0

Martedì 15 dicembre 2009 – ore 17,00

Inaugurazione della mostra

Gli Himba: l’icona della Namibia
fotografie di Emanuela Scarponi

Presenta il prof. Antonio Palmisano (Università degli Studi di Trieste e socio dell’IsIAO).

Sala conferenze dell’IsIAO
Via Ulisse Aldrovandi, 16/a – Roma
tel. 06.32855213

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

Convegno nazionale di studi sul Caucaso e l’Asia centrale

$
0
0

Terzo convegno nazionale di studi sul Caucaso e l’Asia centrale
Levico Terme, 10-12 dicembre 2009

Giovedì 10 dicembre 2009
ore 13,30 – Apertura dei lavori

ore 14,00-18,00 – Nuove ricerche. Parte I
Presiede Aldo Ferrari (Università di Venezia)
Giovanni Bensi (Centro per gli Studi di Storia dell’Europa Orientale), Il radicalismo islamico nel Nord Caucaso: il caso del Daghestan
Simona Merlo (Università della Valle di Aosta), Russia e Georgia. Ortodossia, dinamiche imperiali e identità nazionale tra zarismo e potere sovietico
Lorena Di Placido (Centro Militare di Studi Strategici), Il ruolo della SCO in Asia Centrale
Fernando Orlandi (Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale), Il Dragone e l’Ameba: La Cina minaccia la Russia?
Fabio Indeo (Università di Camerino), Il ruolo dell’Unione Europea nella competizione geopolitica in Asia centrale
Marilisa Lorusso (Università di Genova), Il ruolo dell’Unione Europea nella gestione della crisi in Georgia

Venerdì 11 Dicembre 2009
ore 9,00-12,30 – Nuove ricerche. Parte II
Presiede Niccolò Pianciola (Università di Trento)
Isabella Damiani (Università di Trieste), Geografia socio-politica di una regione transfrontaliera: il regionalismo culturale della valle del Fergana
Stefano Piastra (Università di Bologna), Il disseccamento pressoché completo del Grande Aral orientale
Andrea Zinzani (Università di Bologna), Terre, prodotti agricoli e bazaar: un analisi tra steppe e aree irrigate, nella media valle dello Zeravshan
François Bogliacino (Università di Bologna), I mercati agricoli come sistemi locali: il caso della regione di Samarcanda
Giulia Panicciari (Università di Torino), Minoranze ad Almaty
Alessandra Cappelletti (Università di Napoli, L’Orientale), L’immigrazione han nel Xinjiang dal 1949 ad oggi

ore 14,30-17,30 – Il patrimonio culturale in Asia Centrale, tra beni fisici ed immateriali: definizione, classificazione, valorizzazione e legislazione in riferimento ai programmi UNESCO
Maurizio Tosi (Università di Bologna), Il punto di vista dell’archeologia
Bernardo Rondelli (Università di Barcellona), La carta archeologica dell’Uzbekistan: prospettive per un progetto di ricupero e tutela del patrimonio
Marco Buttino (Università di Torino), Samarkand tra emigrazione e ristrutturazione urbana, un patrimonio culturale che si perde
Elisa Valandro (Università di Bologna), La legislazione sovietica messa a confronto con quelle in parte riformate delle Repubbliche del Centro Asia
Annalisa Zarattini (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), L’esperienza italiana nella legislazione dei beni culturali con particolare riferimento ai beni archeologici

ore 18,00-19,30 – La crisi dall’Afghanistan al Pakistan
Antonella Deledda (Argo e LUISS), Le elezioni afghane e la crisi di legittimità istituzionale

Sabato 12 Dicembre 2009
ore 9,00-12,00 – Progetti internazionali in Asia Centrale
Presiede Bernardo Rondelli (Università di Barcellona)
Alessandra Rognoni (Field Monitor at EUMM, Georgia), La missione EUMM in Georgia: alcuni aspetti dell’attività sul campo
Gian Luca Bonora (Università di Bologna), La missione archeologica italiana in Kazakhstan: interazioni culturali fra Età dal Bronzo ed Età del Ferro nel delta del Syrdarya
Paolo Ognibene (Università di Bologna) e Daniele Guizzo (Università di Venezia), La missione italiana nella Valle dello Yaghnob
Claudio Borio (Università di Torino), L’esperienza di collaborazione con l’Università di Dushanbe
Franca Crestani (European Training Foundation), Iniziative della European Training Foundation in Asia centrale
Irene Liverani (EU CORE Consulting), Prospettive per la ricerca e lo sviluppo in Asia centrale: opportunità di finanziamento comunitarie e internazionali
Olivia Tani (University of Leeds), Il museo di Nukus

I lavori del convegno si terranno presso la Sala conferenze della Cassa Rurale di Levico Terme (Via Avancini angolo Via Tonelli. Ingresso da via Tonelli).

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmailFacebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail
Viewing all 166 articles
Browse latest View live




Latest Images